Lo scoiattolo, si sa, è agile, elegante, simpatico, vivace. Sarà per questo che Cesare Pavese nell'ottobre del 1947, scrivendo la recensione al romanzo ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ definì Italo Calvino uno ‘scoiattolo della penna’.
‘Lo scoiattolo sulla Senna’ di Gambaro è un saggio gustosissimo che racconta gli anni parigini di Calvino, rimasto nella capitale francese dal 1967 al 1980. Amava la Ville Lumière e lì conobbe la moglie Chichita. Nella città della Senna, inoltre, ritrovava gli echi di romanzi appassionanti, degli autori Dumas, Hugo, Stendhal, Verne, Balzac.
Si divertiva a viaggiare in metropolitana, mezzo di trasporto che gli permetteva l’invisibilità, poteva confondersi in mezzo alla gente e tra la folla sparire, condizione che considerava ideale per uno scrittore. Nel tempo libero, frequentava parchi, biblioteche, musei. Abitava in square de Châtillon numero 12. Andava nei cinema del Quartiere Latino, allo zoo, al rettilario specialmente, nei caffè (come il celebre Café de Flore), e a trovare il collega Queneau del quale diceva:'non era di quelle persone, di quegli scrittori per cui la propria opera è il centro del mondo; aveva quel senso della relatività dei valori che è proprio dell'intelligenza'.
Gambaro racconta che tra Calvino e Queneau 'c'era una vera stima reciproca sul piano umano, letterario e intellettuale'. Più freddi, invece, erano i rapporti tra Calvino e Sartre, perché il filosofo francese era 'troppo politico' per Calvino che in quegli anni con la politica aveva ormai chiuso.
Il libro è ricco di aneddoti e traccia un ritratto interessante del Calvino privato. Veniamo a conoscenza dei suoi gusti e dei film che apprezzava, tra questi 'Il maggiordomo', pellicola americana del 1935 diretta da Leo McCarey.
©micolgraziano
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