I libri di Nadia Terranova (Messina, 1978) sono tradotti in tutto il mondo. “Addio Fantasmi” è stato finalista al Premio Strega 2019.
Ho comprato questo libro per curiosità. Decisivo è stato il commento di un’autrice che ammiro molto: Annie Ernaux, fra le più grandi della letteratura francese contemporanea. Ernaux ha detto che la scrittura di Nadia Terranova “sconvolge per la sua precisione e sensibilità”. Personalmente, leggendo “Addio fantasmi” non sono rimasta colpita dalla scrittura, che ho trovato poco intrigante e priva di guizzi. Amo quelle viscerali, potenti e disturbanti. Quelle urticanti, che incendiano la pagina; scritture senza freni. Scarne e taglienti. Pietrose. Oppure semplici, limpide e disarmanti. O ancora: barocche e assordanti. Scritture che ipnotizzano il lettore (Gesualdo Bufalino, per esempio). Non sono una lettrice che dà importanza al plot (come oggi si usa dire), non cerco eventi rocamboleschi. Mi affascinano le scritture fuori dagli schemi, magnetiche. Tra queste, c'è ad esempio, la scrittura di Beppe Fenoglio, così avanti per i suoi tempi, considerato eccessivamente cinematografico, faceva arricciare il naso agli intellettuali. Fenoglio, capace di uno stile coraggioso. Narrava, spesso, cose irritanti. Tutto questo in "Addio fantasmi" non c'è. Malgrado il titolo accattivante, ricco di echi e rimandi, il romanzo è pressoché privo di energia. Minimale e soporifero. Eccetto qualche episodio: a un certo punto ci viene descritto un incontro erotico (piuttosto inquietante), avvenuto in spiaggia, tra birre calde e sigarette spente dentro bottiglie; sequenza breve ma efficace. Per il resto si susseguono una serie di fatti grigi, sullo sfondo di una casa umida e polverosa (non viene voglia di abitarci) in quel di Messina.
"Cominciai dalla mia stanza a raccogliere acqua prima sporca
e via via più pulita, prima spruzzi e poi rivoli sempre più deboli"
Protagonista di "Addio fantasmi" è Ida, donna sulla soglia dei quaranta che, tornando nella casa materna, è costretta a fare i conti, una volta per sempre, col passato. Il "fantasma" che "tormenta" Ida è quello del padre che, un giorno - quando lei era poco più di una ragazzina -, se ne andò via e non tornò mai più. Che fine ha fatto quest'uomo? Di lui si sono perse le tracce. Inghiottito dal mare? Chissà. Sparito nel nulla. Tristezza e impotenza pervadono il romanzo. Resta, a lettura conclusa, un senso di vuoto. Ad ogni modo, la penna si illumina nei dialoghi di fuoco tra Ida e sua madre che litigano di continuo, una rabbia metafora di un affetto sopito. "Addio fantasmi" dovrebbe essere un romanzo psicologico. Eppure i meandri della mente di Ida lasciano spazi aperti, zone dalle molte porte, ed è forte la tentazione: aprirle, uscire, e cercare emozioni altrove.
Conclusioni: Un libro troppo serio per intrattenere e troppo leggero per lacerare il cuore.
©micolgraziano
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