"L'equazione del cuore", recensione del romanzo di Maurizio De Giovanni

 

Maurizio De Giovanni

Maurizio De Giovanni (Napoli, 1958) è autore della serie del "Commissario Ricciardi", dei "Bastardi di Pizzofalcone", di "Mina Settembre", pubblicate da Einaudi. Ha scritto inoltre opere teatrali. 


"L'equazione del cuore", una storia che sembra già una fiction 

Massimo De Gaudio: uomo-isola, sull'isola di Procida
Il protagonista de "L'equazione del cuore" si chiama Massimo De Gaudio: campano, di professione docente. Ormai in pensione, De Gaudio, ha scelto di rifugiarsi a Procida (Solchiaro). Vive da solo e si dedica alla pesca. Massimo De Gaudio è un misantropo. Razionale (plasmato dai numeri) e distaccato. Sorride di rado. Il nome che porta suona, perciò, ironico; "uno scherzo del destino", gli dice un ex alunno. De Gaudio, schivo e laconico, insofferente, somiglia un poco a Cesare Annunziata, l'anziano descritto ne "La tentazione di essere felici", di Lorenzo Marone

"L'equazione del cuore", trama
Non ha rapporti con la figlia, Massimo De Gaudio. La figlia, Cristina, vive al nord, in una ricca provincia italiana. È moglie di un pezzo grosso, un imprenditore di successo, rampollo della più importante famiglia del luogo. Massimo e Cristina si sentono saltuariamente, al telefono. Conversazioni blande senza eccessivo trasporto. Massimo è nonno di un bambino di nome Francesco detto Checco. Quando Checco va a trovarlo, durante le vacanze, lui lo porta a pesca e l'incipit descrive uno di questi momenti (è uno dei passi migliori del libro). 

La tranquilla e sbiadita routine di Massimo, un giorno, viene interrotta dalla tragedia: la figlia e il genero muoiono in un incidente stradale. Checco, invece, è in coma. Massimo parte (seppur di malavoglia - ripete di continuo che non vede l'ora di tornarsene a casa, sull'isola) e va al Nord. De Gaudio è un uomo che adora il clima mite della sua Procida, il sole, il mare, eppure, intimamente, sembra un pezzo di ghiaccio: estraneo alle emozioni, insofferente e incapace di donare affetto ("mai un bacio o una carezza"). 

"L'equazione del cuore", recensione 
La storia si conclude con un finale aperto (un non-finale, in realtà) che, francamente, può risultare deludente. Una chiusa che ha il sapore di un ritorno: una pagina destinata a una sceneggiatura futura? Magari un seguito del romanzo? Chissà. In un’intervista De Giovanni ha spiegato così la scelta di stile: "L'ultima pagina la deve scrivere sempre il lettore". 

Nell'edizione cartacea, dopo l'ultima pagina, troviamo ben dieci pagine, completamente bianche. Qualcuno ha pensato si trattasse di un difetto di stampa. No, non c'è nessun errore. Il libro termina a pagina 242, di colpo. Senza spiegazione alcuna. 

"L'equazione del cuore" ha le caratteristiche del bestseller. Presenta elementi tipici del giallo. Regala alcune belle pagine di scrittura ma l'andamento è discontinuo: in certi punti manca di pathos e le descrizioni appaiono meri riempitivi. Cosa lascia dunque questa storia? La risposta è nel titolo, radice quadrata di ogni cosa. La chiave di tutto, insomma, è l'Equazione di Dirac e, appunto, leggiamo a pagina 236: "Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma diventano un unico sistema (...). Due persone, o due anime, o due mondi, se entrano in contatto, per sempre, finché esisteranno, risentiranno l'uno dell'altro". Ecco, è questo l'insegnamento maggiore de "L'equazione del cuore" ed è il motivo per cui il professore, nonno, Massimo De Gaudio dovrà abbandonare la sua isola, reale e metaforica. 


©micolgraziano

Commenti