"La tentazione di essere felici", Lorenzo Marone (TEA) |
CESARE, UN RUVIDO VECCHIETTO
Il burbero più burbero di sempre? Ebenezer Scrooge, certamente. L’uomo che odiava il Natale (anche se, proprio come accade col Grinch, sappiamo com’è andata a finire). Ma cosa c’entra l'imbronciato, gelido, Scrooge? Il personaggio de “La tentazione di essere felici” è burbero anche lui. Nato dolce (racconta) e divenuto acido via via. Si definisce “scorbutico”: sono troppo preso da me per occuparmi degli altri. Tuttavia rifiuta l'etichetta di "egoista" in quanto ritiene di aver fallito anche come egoista. Ne spiega il motivo così: "l'egoista è qualcuno che persegue il proprio benessere a ogni costo, io il benessere non l'ho mai raggiunto". Sulle prime questo vecchietto ultra-settantenne potrebbe far arricciare il naso, (non ispira troppa simpatia, ha un che di scostante, saccente, è cinico) eppure, pagina dopo pagina, ci accorgiamo che è capace di tenerezza e compassione. Cesare Annunziata, questo il suo nome, si mostra senza veli. Racconta di sé in prima persona, come in un diario personale. Si mette a nudo, letteralmente: in una scena descrive l’intimità con la donna che gli dà il piacere (Rossana, che lo fa di mestiere). Lui ha vergogna del proprio corpo: "seduto sul letto, con la pancetta adagiata sul pube, le braccia flaccide, i pettorali che assomigliano alle orecchie di un cocker e i peli bianchi sul torace, mi faccio schifo".
CESARE, UN SOLITARIO TENTATO DALLA TENEREZZA
Cesare Annunziata è un vecchietto che vive da solo in un appartamento di Napoli. Non parla con i vicini. Unica eccezione: l'amico di vecchia data, Marino, che però non se la passa tanto bene e non esce mai di casa, acciaccato dalla vita. E poi una signora che ha ormai una sola gioia: i gatti; mici randagi che raccoglie e accudisce con devozione materna. Ma Cesare la "gattara" proprio non la sopporta: emana cattivo odore, dice, e quando la vede si tura il naso:"ho ancora un'espressione di disgusto dipinta sul volto mentre lei mi saluta con affetto". Il mondo di Annunziata è ristretto: il figlio, la figlia, il nipotino. Sebbene non si incontri spesso neanche con loro. Non è incline alle effusioni né agli abbracci. Ha tanti rimpianti e avrebbe il desiderio di riavvolgere il nastro di quel che fu. Cesare, nel corso dell'esistenza, si è lasciato trascinare dagli eventi, ha seguito il flusso, ondeggiando alla stregua d'una foglia al vento, per questo invidia i bambini che sono simili a un foglio bianco: un futuro da costruire, progettare, abitare; in pienezza.
COME L'ACQUA CHE SCORRE
Il libro si divora in fretta. La prosa è snella e piana. Resta nella memoria, Cesare Annunziata, uomo schivo, taciturno, disincantato eppure affascinato dall'ebbrezza di un nuovo sole all'orizzonte, ogni giorno; lui innamorato dell'odore della brace, dell'aroma dei pini, del profumo del bucato appena steso e delle persone che sanno chiedere scusa, ma anche dei nidi delle rondini e di tante altre cose che elenca in un lungo catalogo nelle pagine finali. "La tentazione di essere felici" ha la leggerezza della commedia, vagamente anche di certa fiction nazional-popolare (è un testo che si presta bene ad essere sceneggiato), ma in esso è presente anche un retrogusto amaro: la trama si tinge di giallo con una vicenda fosca che porta il nostro Cesare a rivedere la sua ostinata caparbia chiusura verso gli altri.
Da questo libro, Gianni Amelio ha tratto il film "La tenerezza".
©micolgraziano
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