Recensione: "Nessuno si salva da solo" di Mazzantini - Sulle macerie dell'amore

 

Margaret Mazzantini


Margaret Mazzantini (1961) è una delle scrittrici italiane di maggior successo. Nel 2002 ha vinto il Premio Strega con "Non ti muovere". Nel 2009 si è aggiudicata il Campiello con "Venuto al mondo". "Nessuno si salva da solo" (Premio Flaiano) è del 2011. Dal romanzo è stato tratto l'omonimo film diretto da Sergio Castellitto.

"Ormai gli bastava quell'odore, 
di lavatrici stese in casa, 
di cibo, per sentire la voglia insopprimibile 
di dileguarsi e di infilarsi malmesso nella notte". 

Non certo un libro per lettori a caccia di trame zuccherose. Piuttosto un racconto spinoso, pungente fino al sangue. Si legge in fretta, “Nessuno si salva da solo”. Scorre con ritmo concitato. Una prosa sonora che, pagina dopo pagina, entra nei timpani, e stordisce. Romanzo contemporaneo, destrutturato. Stile energico, muscoloso, arrabbiato. Nervoso almeno quanto i due personaggi al centro. Parole vulcaniche e infuocate. Frammenti e pensieri veri da risultare imbarazzanti. Una scrittura che materializza il fuoco della passione e quello dell’odio bruciante apparso, all'improvviso, a dividere un amore in principio indissolubile. Il sentimento di Delia e Gaetano, trentenni romani, "storti" e un poco sbandati, si rivela gracile, friabile. Si sbriciola, stretto fra le mani pesanti d'una brutale, scomoda quotidianità. In un appartamento nulla di che, pieno di odori a lungo andare nauseanti. 

"Due timidi asfaltati di rivalse che si palleggiano 
una sola mitomania, quella della loro unione. 
Un micidiale esempio di coppia contemporanea". 
("Nessuno si salva da solo") 

Delia e Gaetano camminano sulle macerie del loro amore. Lo ripercorrono, in lungo e in largo, quel sentimento, una sera d'estate, faccia a faccia, in un ristorante. Sono già separati. Lui ha affittato uno squallido buco. Lei è rimasta nella casa matrimoniale, insieme ai due figli. Delia, nutrizionista, con problemi di anoressia, rigida, inflessibile, isterica. Gaetano, detto Gae, intellettuale rock, batterista per passione, disordinato e infantile, non gli piace prendersi troppo sul serio, si sottovaluta. Gae, scrittore fallito. Che, incapace (o molto depresso) a tirare fuori pensieri, a scendere in profondità, a trovare il sé più scomodo e ripugnante, s'accontenta di scrivere battute per programmi televisivi dozzinali. I soldi non bastano. Non fanno chissà quale vita. In passato avevano sognato un'amena casa di campagna, vita bucolica e sana. Un giorno hanno scartato l'idea, per paura. È la penuria di denaro ad aver frantumato l'unione e l'antica armonia? O l’egoismo? Il rifiuto del sacrificio. A lui la realtà "fa piuttosto schifo" e non vuole starci dentro fino al collo, come ci viene riferito a un certo punto. 

"Lei guarda il vino scendere. 
Quel rumore meraviglioso che stasera sembra del tutto inutile. 
Non si condisce il disamore con del buon vino, 
sono gesti e soldi sprecati". 
("Nessuno si salva da solo")

A questa coppia vulnerabile, "piena di buchi emotivi" fa da contraltare un'altra coppia: due anziani, seduti al tavolo accanto. La coppia attempata, e felice, finito di mangiare, s'avvicina a Delia e Gaetano. I "vecchi" si presentano, si confidano: lui rivela di essere malato di cancro. Eppure sono contenti e speranzosi. Pregate per me, dice loro. Perché, aggiunge il "vecchio", "Nessuno si salva da solo". Si annida in questa frase il fallimento di Delia e Gaetano? O è colpa della sfortuna come ripete, disilluso, Gaetano? Chi salverà queste due anime travagliate? Basterà inginocchiarsi in strada e fingere di credere a qualcosa d'invisibile agli occhi? 

©micolgraziano 

PS. Per leggere la recensione del film "Nessuno si salva da solo" clicca QUI

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