"La paga del sabato", recensione del romanzo di Beppe Fenoglio

Beppe Fenoglio

 

"La paga del sabato" è una delle prime prove letterarie di Beppe Fenoglio (1922 - 1963). Il romanzo, scritto alla fine degli anni Quaranta, venne pubblicato soltanto nel 1969. L’opera venne bocciata da Elio Vittorini perché troppo cinematografica; per i gusti dell’epoca. Ricorda, infatti, i noir del periodo d'oro di Hollywood. Il romanzo, riletto oggi, risulta di un vigore straordinario ed è estremamente moderno nello stile. Una scrittura che cattura e sconvolge per crudezza. Italo Calvino, tra i primi a leggere il manoscritto, disse che Fenoglio aveva coraggio e idee chiare su quello che fa e pensa la gente.

Beppe Fenoglio non è uno scrittore che vuol compiacere chi legge. Va dritto al punto; asciutto. Non si dilunga in smancerie. Forza la grammatica, a proprio piacimento. Scrittura aspra, di carattere. Italo Calvino non esitò a definire "irritanti" alcune pagine dello scrittore di Alba. Fenoglio narrava cose scomode senza porsi il problema. È fastidioso il modo in cui presenta le donne, in questo libro. Imbarazzanti le scene d'amore, viscerali; le urla smisurate fra la paglia dei fienili. Il personaggio di Ettore, protagonista de "La paga del sabato", non è simpatico né un santo. Non viene da assaggiarlo inzuppato nell'olio. Ettore è puntuto, violento, irascibile, testardo, ribelle, maschilista. Prigioniero di una rabbia repressa. Gli è rimasta la guerra nel petto. Ce l'ha inchiodata dentro. La considera epica, si crede un eroe. In sonno rivede il fronte e il sangue. Impastato di ferocia al punto che preferisce delinquere piuttosto che lavorare onestamente. Litiga spesso e volentieri con la madre (memorabile l'incipit) e s'agita come un cane a catena. Salvo poi abbracciarla quasi non fosse sua madre ma un'amante: "Lui rise forte, la prese per le spalle mentre lei continuava a dire e a segnare no, le fece un po' d'amore come a una ragazza, le carezzava il collo e le sfiorava i capelli con la bocca". Ettore è annoiato. Va a caccia di brividi, di salti mortali. Gode a comportarsi come un gangster. Quando suo padre lo raccomanda per un posto in fabbrica, lui si rifiuta. Ettore non stima gli impiegati: "Ecco là gli uomini che si chiudevano fra quattro mura per le otto migliori ore del giorno, tutti i giorni (...). Ecco là i tipi che mai niente vedevano e tutto dovevano farsi raccontare, che dovevano chiedere permesso anche per andare a casa (...). E alla sera uscivano da quelle quattro mura, con un mucchietto di soldi assicurati per la fine del mese, e un pizzico di cenere di quella che era stata la giornata". Ettore vuole maneggiare rivoltelle e fare soldi a palate rischiando la pelle. Motivo per cui si unisce in affari con il losco Bianco. I traffici di Bianco gli fruttano quattrini. Quando però Vanda, la donna di cui è innamorato, resterà incinta, Ettore cercherà di mettere la testa a posto, seppur controvoglia. A quel punto, però, il destino lo inghiottirà. Ettore è un disadattato, solitario, che pensa di vincere il male con il male. Ettore ricorda certi oscuri pistoleri dei noir americani. "La paga del sabato" è un romanzo potente. Fenoglio un narratore originale e abilissimo. Al libro si resta incollati fino alla fine. 

©micolgraziano

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