Short story: "Charlie" di Micol Graziano

 

Micol Graziano

Charlie, io mi chiamo Lynne. Ho un fisico da urlo e i capelli al vento. Posso essere un vero schianto, fidati, anche se metto poco smalto. Gira voce che non ti piacciono le moine e tutta quella roba lì, e allora te lo sparo subito: ci esci con me? Dimmi di sì e vedrai le stelle. Sto qui al palazzo di fronte, da un mesetto ormai, e dalla finestra vedo quello che fai, come ti muovi, come mangi gli hot dog e addenti le mele, in un modo tutto tuo che il sangue mi ribolle. Ci siamo incrociati all’angolo, una volta, faccia a faccia, tu avevi un passo svelto e una cassa di birra, la stessa che prendo io, guarda il caso, ma forse caso non è. Io portavo a spasso il cane e tu non so chi, una quarantina dalle belle cosce. Niente di serio, mi auguro. E comunque, anche se fosse la pupa della tua vita, quella che era con te, non m’importa un fico secco, basta che per una volta mi dici sì. Non sono gelosa, è da stupidi la gelosia, gridare, gridare, e perché? Due rughe in più? L’ho scritto sul frigorifero pure, e questo so che lo capisci. Post Office è uno sballo e anzi devi fàrmici una dedica sopra, una bella come sai fare te. Ho scoperto che abbiamo un amico in comune, Mel. Dice che vai matto per le olive ripiene e mangi purè di patate con salsa, come me. Siamo una bella partita per il paradiso, tesoro adorato. Facciamo che ti aspetto alla tavola calda del vecchio Boner? Per un toast e una birra? Pago io, tranquillo. Ho vinto un sacco ai cavalli e se vuoi ammucchiare quattrini t’insegno come si fa. Dopo ce ne andiamo a una partita di basket o dove vuoi tu. O dove deciderò io. Non voglio diventare vecchia ad aspettarti, sàppilo. Ciao, poeta, suonami, ci conto.

Tua Lynne

©micolgraziano 

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