Micro noir: "Volevo essere la sigaretta di Jean Paul" di Micol Graziano (cap. 8)

 

torta

La solitudine è una torta
La solitudine è una torta. La ingoio. Nessun desiderio mentre spengo quella fiamma evanescente. La solitudine è solida. Spigolosa. La sento scendere e pungolarmi la schiena. La collana di perle toglie il respiro. Una lama taglia, m’attraversa. Oggi piove. Azzardo: cammino senza ombrello. Sentire l’acqua che mi scioglie. L’acqua scioglie la torta. La collana di perle l’ho spinta nella gola, insieme alle punte di una solitudine rocciosa. Il silenzio. È vivo. Non è una torta, il silenzio avvolge. Non sono un’anima sublime. Eppure il silenzio che preferisco è il silenzio perfetto. Che scorre tra il pollice e l’indice mentre osservo il bicchiere colore del vino. Morbide le dita impastate di mare. Desidero un silenzio spuntato di artigli. Capace di riempire gli spazi bianchi. E allora nessun’altra linea (o colore) è necessaria. Osservo le onde caparbie compiere lo stesso tratto. Ogni attimo è diverso dall’altro. Mi entusiasmano i disegni che appaiono uguali e invece no. Nella solitudine di ghiaccio mi ci aggrappo: li stringo, prego. Li afferro affinché non si muovano. Li imploro, non sparite in una tempesta di silenzio. I giorni hanno il peso d’una montagna. Ci vuole lo sguardo giusto. Cogliere il nuovo. Il perenne movimento. Dove? Non saprei. Sento la lama che cerca spazi all'altezza dell'ombelico. Non può scendere. C’è uno scoglio di traverso. Il silenzio è morte. Il silenzio è vita. Il silenzio mi parla. Vorrei un silenzio capace di abbracciarmi. Un silenzio di cerchi. Non di rette parallele respingenti e tenebrose. Conosco il silenzio delle ferite, il silenzio che sotterra le parole giuste. Il silenzio della tenerezza, della completezza, il silenzio del dolore, il silenzio della furia e degli spasmi. Ho il terrore del silenzio profondo e impenetrabile, trasparente, asettico. Nuoto nel caos. Di notte, tengo sempre una luce accesa. Per scaldarmi al fuoco bruciante della vita. C’è la luce. Ci sono anch’io. Credo sia per questo. Oppure non lo so. La luce è amica. E, a volte, anche il silenzio. Mi piace il silenzio quando, respirando nel profondo, non ci sono più spazi da colorare. I colori sono belli. Però non è da meno la neve: bianca e non ci si stanca mai di guardarla. Splende quel silenzio caldo che colma ogni vuoto dell’anima; ogni solitudine. Ma non la mia: che è una torta traboccante di zucchero e nauseante, una lama, una collana di perle o ciliegie. Le perle e le ciliegie dalla lingua corrono giù. Mentre un pungolo spinge alla schiena. Jean Paul, sei tu? Amore mio, amore mio...

©micolgraziano

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