"La vegetariana", recensione del romanzo di Han Kang

 

La vegetariana


"La vegetariana", assolutamente indimenticabile, questo romanzo della scrittrice sudcoreana Han Kang (classe '70). Una storia potente e disturbante che toglie il sonno. Estrema, contiene la forza sublime dei racconti dell'estremo Oriente. 

Yeong-hye, giovane donna, la conosciamo dalle parole del marito. Lui la definisce ordinaria, né bella né brutta. Le parole con cui la descrive sono gelide e impietose. Si capisce che i due non si amano affatto. Stanno insieme, sì, ma per abitudine. O magari per compiacere le famiglie o per adeguarsi alle regole della società e non sentire addosso le chiacchiere della gente. Ma questa donna semplice, senza succo, Yeong-hye, un giorno, di colpo, smette di essere insignificante, e s'incammina verso sentieri impervi e spaventosi che la porteranno in un nero abisso o, crede lei, a toccare la bellezza del paradiso, ricco di boschi e ridente vegetazione. Scelte radicali: Yeong-hye inizia a non mangiare più carne. Nulla di male se non fosse che la decisione, ferrea, diventa via via più estrema, e la isola dal mondo. Yeong-hye non solo rifiuta la carne ma si chiude in un misterioso e inquietante silenzio. Si lascia andare, quasi ipnotizzata da un'esistenza vegetale, immagina fiori crescerle tra le gambe. E in uno dei momenti più erotici del libro si abbandona alla passione, il corpo colorato, dipinto di fiori e foglie, avvinghiata al suo amante, ornato alla medesima maniera. 

Yeong-hye vuol essere albero. E allora prova a stare ore e ore a testa in giù, in verticale, il viso paonazzo, e le membra sfinite, per assimilarsi alle radici e alla corteccia di quegli arbusti che si nutrono di sola acqua e vivono felici, conficcati nella terra; immobili, afoni. Yeong-hye si osserva vivere. Yeong-hye si consuma lentamente. Viene inghiottita ma lei sputa via, anche il sangue. In alcune delle pagine più cruente del libro arriva a tagliarsi la pelle con un coltello perché il padre, uomo dai modi spicci e dalle mani lunghe, cerca di infilarle un pezzo di carne in bocca, con violenza; inferocito. Ma lei preferisce che il liquido rosso scorra su se stessa piuttosto che mandare giù ciò che la ripugna. Si annienta lentamente. Il suo corpo a poco a poco si assottiglia. Le ossa appuntite. Rigida, su un letto di un ospedale psichiatrico. Ho fatto un sogno, dice Yeong-hye, il giorno che decide di trasformarsi per sempre. Questo sogno ha i tratti dell'incubo. Una sofferenza che la porta ad annientarsi, ma in cui lei è lieta di trovarsi. Ci nuota dentro.

"La vegetariana" è un romanzo disturbante che però fa trasparire tutta la grandezza di Han Kang, narratrice di talento, capace di sconvolgere il lettore con immagini vive e vigorose. 

©micolgraziano 


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