Recensione del romanzo: "La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola"

 

La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola


UN LIBRO AL CARAMELLO, TRA NARRATIVA E SAGGISTICA
“La tua seconda vita comincia quando capisci di averne una sola”, un libro al gusto di zucchero filato. Soffice e dolce, accoglie a braccia aperte. Vien voglia di affidare a queste pagine i desideri più cari. A lettura terminata, sembra d'aver trascorso un pomeriggio al luna park. O d'aver incontrato, per magia, qualche personaggio Disney. Un romanzo che si legge in un battibaleno. Raphaëlle Giordano, scrittrice francese, pittrice, coach di creatività, scrive sì un racconto di fantasia eppure non si tratta soltanto di narrativa: è un saggio sui segreti del viver felici, una guida che dispensa preziosi consigli; ci dice come gettare alle ortiche pensieri tetri, malumori; in che modo allontanare la peste dell'abitudine. C'insegna a vedere con occhi nuovi, gli occhi della fanciullezza, età gioiosa in cui tutto è permeato di luce e anche le cose più banali appaiono stupefacenti. Dopo averlo letto è bene tenerlo a portata di mano, sul comodino, per poter ripassare le preziose perle di saggezza che vi sono contenute e di cui vi è un riepilogo alla fine. Un assaggio: stilare una lista di canzoni potenti per allietare le giornate, annotare in un taccuino piccoli e grandi successi, vittorie, risate, momenti positivi, praticare esercizi di rilassamento e respirazione profonda, liberarsi di oggetti inutili. 

CAMILLE, RITO D'INIZIAZIONE ALLA FELICITÀ
Camille è la protagonista. Una donna di Parigi, consumata dallo stress. Un rapporto grigio col marito, un figlio che inizia a crescere e col quale non riesce ad entrare in sintonia. Camille è in affanno. Non ama il suo lavoro. Vorrebbe cimentarsi in qualcosa di più elettrizzante (sa disegnare ed è attratta dal mondo della moda). Non si piace quando si guarda allo specchio, perché è sovrappeso, e non va d'accordo con i colleghi. Questa è il quadro (certo non paradisiaco) quando una sera piovosa, dopo un incidente d'auto, in un bosco, come una fiaba, si trova, toc-toc, a bussare alla porta di una casa isolata. La situazione che potrebbe essere perfetta in un racconto dell'orrore in realtà sfocia in tutt'altra direzione: Camille viene accolta da un certo Claude, un signore buono e comprensivo, una sorta di guru, che le indica la strada verso la pienezza. 

Claude, figura carismatica, si definisce un "abitudinologo". Cura, cioè, una malattia di nome "abitudinite acuta". I sintomi: stanchezza, disincanto, calo motivazionale, sguardo spento, ansia, eccetera eccetera. Camille accetta di farsi curare da questo enigmatico sapiente e intraprende un percorso che somiglia a quelli che compiono gli eroi nelle storie d'iniziazione. Dovrà superare diversi ostacoli per raggiungere un certo grado di consapevolezza: a ogni tappa, un dono, una ricompensa. Una lezione appresa.  

Interessante il modo in cui è tratteggiato Claude, il personaggio più potente del racconto (riserva anche un colpo di scena), di bella forza narrativa, con delle vaghe caratteristiche da genere fantasy. Claude dà quel tocco di mistero che porta il lettore a marciare spedito fino all'ultima riga. 

©micolgraziano 

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