Recensione: “La magica medicina” di Roald Dahl

La magica medicina


GEORGE, UNA POZIONE E...UNA NONNETTA CATTIVA!


“La magica medicina”  è un libro dello scrittore britannico Roald Dahl (1916-1990), noto soprattutto per il romanzo “La fabbrica di cioccolato”, pubblicato nel 1964 e portato più di una volta sul grande schermo - anche da Tim Burton. “La magica medicina”, invece, uscì nel 1981, non è conosciuto quanto “La fabbrica di cioccolato”, ma è un racconto delizioso e, come spesso accade nelle storie di Dahl, si ride davvero tanto. 
Il protagonista si chiama George ed è un ragazzino di otto anni che si annoia fino alle lacrime perché non ha amici, non ha fratelli e non gioca mai con nessuno, George sta spesso a  casa con la nonna, bisbetica e musona: non la classica nonnina amorevole, ma una specie di strega che non gli chiede mai "com'è andata a scuola" o "come stai" e che vorrebbe che lui mangiasse cavoli, bruchi e lumache anziché cioccolata, e così un bel giorno, George, piglia di qua, piglia di là, mescola, gira e cuoci, in un grosso pentolone, prepara un miscuglio e ne succedono delle belle. Ci sono tutti i temi cari a Dahl: la magia, gli adulti cattivi e dispettosi, i bambini incompresi, l'ironia e una scrittura arguta, vivace e mai banale. Nei romanzi di Dahl è spesso presente un pizzico di "orrore", quell'"horror" che è l'anima delle fiabe e che tanto piace ai bambini che di streghe e orchi e maghi e mostri non hanno paura perché la mente dei piccoli è fatta di pensieri "fantastici" dove niente è impossibile. Roald Dahl prima di scriverle le storie le "collaudava" raccontandole ai suoi figli, e studiava le loro reazioni: se ridevano, se sbadigliavano. Sicuramente Dahl sapeva come parlare di magia e come far divertire i bambini, inventando situazioni esilaranti come una nonna pestifera che cresce, cresce e cresce tanto da sfondare con la testa il tetto di casa.

©micolgraziano


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