Recensione: "Il falco maltese", grande noir di Dashiell Hammett

 
Il falco maltese



Lo scrittore americano Dashiell Hammett (1894 - 1961) lavorò come investigatore prima di gettarsi a capofitto nella letteratura noir, della quale è considerato un autentico maestro, e conseguentemente si dedicò al cinema. Il suo romanzo più celebre "Il falco maltese" (1930) divenne un film di successo (un cult movie) diretto dal grande John Huston, nel suo debutto alla regia; nei panni del protagonista Sam Spade c'era il mitico Humphrey Bogart. La vita di Hammett non fu facile: era alcolizzato, si ammalò di tubercolosi, venne perseguitato per le sue idee politiche, messo in carcere e allontanato da Hollywood. Morì in totale indigenza. La sua esistenza movimentata ha ispirato il film di Wim Wenders "Hammett - Indagine a Chinatown" (1982) che a sua volta è tratto dal romanzo "Hammett" di Joe Gores (anch'egli scrittore e investigatore) che, come Hammett, ambientava le storie a San Francisco. Hammett è capace di una prosa asciutta, senza fronzoli, rapida, avvincente. Un linguaggio duro essenza stessa del piombo e del sangue che raccontava; delle risse, delle botte, degli sputi in faccia, delle labbra spaccate che affollano le sue pagine. Sa descrivere con realismo e pochi tratti di penna, in modo ermetico ed efficace. A noi che leggiamo non resta che allargare lo spazio scenico e immaginare il non-detto. Ma Hammett ci parla anche di belle donne, di femmine fatali, dalle gambe lunghe e dal seno alto, dai denti lucidi. Una scrittura libera e senza filtro. Uno dei più grandi ammiratori di Hammett è Raymond Chandler, l'autore de "Il grande sonno" (1939) con protagonista il mitico detective Marlowe, anch'esso portato alla ribalta da Humphrey Bogart nel film di Howard Hawks. Se amate i noir o volete addentrarvi nel genere, da lettori o da scrittori, non potete non leggere "Il falco maltese": che inizia con la descrizione di mascella e mento e termina con un brivido lungo la schiena. 

©micolgraziano 
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